Source text in German | Translation by Daniela Vogliotti (#1979) — Winner |
Tim befindet sich momentan in einer Entwicklungsstufe, an die ich mich später sicher am liebsten erinnere - weil sie vorbei ist. Nennen wir sie die "Pupsi-Phase“, die Bestandteil des sich hinziehenden Prozesses des Spracherwerbs eines jeden Kinds zu sein scheint. Jeder Berliner Rapper ist gegen meinen Sohn ein Schöngeist. Morgens, wenn Tim über meine Beine zu mir ins Bett trampelt, ruft er freudig: „Halloooo Pupsbacke.“ Ich bin aber keine Pupsbacke, sondern ein Vater. Und das sage ich ihm auch. Unnötig zu erwähnen, dass er auch für seine Mutter eine ganz besondere Wortschöpfung parat hat... Die meisten seiner Wortschöpfungen gründeln in Körperöffnungen und Ausscheidungsvorgängen. Das ist nicht schön. Warum kann er nicht Kosenamen erfinden, die man gerne hört? Warum bin ich nicht einfach „Blumenpapa“? Das sei normal, sagte die Kindergärtnerin, als ich sie darauf ansprach. Ist mir egal, also beschloss ich dem Verhalten meines Sohnes mutig entgegenzutreten und notfalls Strafen für Schimpfwörter zu verhängen. Leider fehlt es mir dafür jedoch an Autorität. Im Bestrafen bin ich nicht besonders gut. Abgesehen davon hat mir mal eine Psychologin erklärt, dass kleine Kinder mit Strafen überhaupt nichts anfangen können. Es bringt nichts, und das Einhalten von Sanktionen ist für Eltern schwieriger als für Kinder, besonders wenn es um Fernsehverbote geht. Möchte man die zum Beispiel am Sonntagmorgen um acht einhalten? Nein? Na bitte. Ich nahm mir also vor, mit Augenmaß vorzugehen. | Al momento Tim si trova in una fase di sviluppo che in futuro amerò sicuramente ricordare, per il semplice fatto che sarà passata. Chiamiamola “fase del peto”. Pare che sia una componente fondamentale di quel lungo processo di acquisizione del linguaggio in cui ogni bambino è coinvolto. In confronto a mio figlio, persino un rapper berlinese diventa un perfetto gentleman. Al mattino, quando Tim viene a trovarmi nel letto dopo essere “delicatamente” passato sulle mie gambe, urla allegro: „Ciaoo petone puzzone!“ Ma io non sono un petone. Sono un padre. E glielo faccio anche presente. Va da sé che anche per sua madre il piccolo ha in serbo una bella scorta di creazioni linguistiche… la maggior parte delle quali ha a che fare con orifizi corporei o secrezioni. Non è una bella cosa. Ma perchè non si inventa dei nomignoli gradevoli? Perchè non sono semplicemente „papino fiorellino“? La maestra dell’asilo, a cui ho parlato in proposito, dice che è una cosa normale. Ma a me questo non importa e quindi ho deciso di oppormi fermamente al comportamento di mio figlio e se necessario di infliggere punizioni per le parolacce. Purtroppo però mi manca l’autorevolezza per applicare questo mio proposito. In quanto a punizioni non valgo granché. A prescindere da questo, una volta una psicologa mi ha spiegato che i bambini piccoli non sono minimamente toccati dalle punizioni. Pare che non sortiscano alcun effetto, e inoltre mantenere le punizioni è più difficile per i genitori che per i figli, soprattutto se si tratta di divieti di guardare la TV. Si devono mantenere anche di domenica mattina? No? Ecco, vedete. Allora mi sono riproposto di procedere secondo il mio intuito. |