Source text in English | Translation by Andrea Brocanelli (#26423) |
Boom times are back in Silicon Valley. Office parks along Highway 101 are once again adorned with the insignia of hopeful start-ups. Rents are soaring, as is the demand for fancy vacation homes in resort towns like Lake Tahoe, a sign of fortunes being amassed. The Bay Area was the birthplace of the semiconductor industry and the computer and internet companies that have grown up in its wake. Its wizards provided many of the marvels that make the world feel futuristic, from touch-screen phones to the instantaneous searching of great libraries to the power to pilot a drone thousands of miles away. The revival in its business activity since 2010 suggests progress is motoring on. So it may come as a surprise that some in Silicon Valley think the place is stagnant, and that the rate of innovation has been slackening for decades. Peter Thiel, a founder of PayPal, and the first outside investor in Facebook, says that innovation in America is “somewhere between dire straits and dead”. Engineers in all sorts of areas share similar feelings of disappointment. And a small but growing group of economists reckon the economic impact of the innovations of today may pale in comparison with those of the past. [ … ] Across the board, innovations fueled by cheap processing power are taking off. Computers are beginning to understand natural language. People are controlling video games through body movement alone—a technology that may soon find application in much of the business world. Three-dimensional printing is capable of churning out an increasingly complex array of objects, and may soon move on to human tissues and other organic material. An innovation pessimist could dismiss this as “jam tomorrow”. But the idea that technology-led growth must either continue unabated or steadily decline, rather than ebbing and flowing, is at odds with history. Chad Syverson of the University of Chicago points out that productivity growth during the age of electrification was lumpy. Growth was slow during a period of important electrical innovations in the late 19th and early 20th centuries; then it surged. | Nella Silicon Valley tira nuovamente aria di boom. Le aree commerciali lungo l’autostrada 101 tornano ad essere costellate di insegne di promettenti start-up. L’aumento dei canoni di locazione e della domanda di case vacanza di lusso in località turistiche come il lago Tahoe sono un segno di accumulo di ricchezze. La Bay Area è stata la culla dell’industria dei semiconduttori, sulla cui scia si sono sviluppate le aziende di computer e internet. I geni che vi lavorano hanno creato molti dei prodigi che rendono futuristico il mondo, dai telefoni touch screen alla ricerca istantanea in grandi biblioteche digitali alla possibilità di pilotare un drone a migliaia di chilometri di distanza. La rinascita dell’attività imprenditoriale dell’area dal 2010 suggerisce che il progresso va avanti a buon ritmo. Può perciò sorprendere che, da dentro, alcuni ritengano che la Silicon Valley si trovi in una situazione di stallo e che il tasso di innovazione sia in calo da decenni. Peter Thiel, fondatore di PayPal e primo investitore esterno di Facebook, afferma che in America l’innovazione si trova «tra la disperazione e la morte». Gli ingegneri di qualsiasi settore condividono analoghi sentimenti di delusione, e secondo un piccolo ma crescente gruppo di economisti, l’impatto economico delle innovazioni odierne avrebbe di che impallidire se raffrontato a quello del passato. [ … ] In tutti gli ambiti stanno prendendo quota innovazioni alimentate da una potenza di elaborazione a basso costo. I computer cominciano a capire il linguaggio naturale. È possibile giocare ai videogiochi attraverso il solo movimento del corpo – una tecnologia che potrebbe presto trovare applicazione in gran parte del mondo degli affari. La stampa 3D è in grado di sfornare una gamma sempre più complessa di oggetti e presto potrebbe produrre tessuti umani e altri materiali biologici. Un detrattore dell’innovazione potrebbe considerare tutte queste promesse delle “false chimere”, ma l’idea che la crescita guidata dalla tecnologia debba continuare senza sosta oppure abbandonarsi a un costante declino, invece di avere un andamento altalenante, è in contrasto con la storia. Chad Syverson, dell’Università di Chicago, sottolinea che durante l’era dell’elettrificazione la produttività cresceva a stento. La crescita fu lenta durante un periodo di importanti innovazioni elettriche tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, poi ebbe un brusco incremento. |