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tradurre solo nella propria lingua madre Аўтар тэмы: Angie Garbarino
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contento per te... | May 22, 2006 |
Bergazy wrote:
Percio, noi poveri "emarginati","extracomunitari" etc. siamo costretti ad inquinare le acque limpide delle certe lingue supreme, osare di penetrare nella zona vergine solo quando non esiste una via di mezzo.
Bergazy
Però, vedi Bergazy, il tuo italiano lascia purtroppo un po' a desiderare. Non è male, ma si capisce subito che non sei madrelingua.... Non te la prendere. Io abito In Inghilterra da 16 anni e non potrei tradurre in inglese allo stesso livello, anche perché, da socio ITI, non sarei autorizzato a farlo, vedi
http://www.iti.org.uk/pdfs/newPDF/20FHCodeOfConductIndividual.pdf
4.1 Translation
4.1.1 Subject to 4.4 and 4.5 below,
members shall translate only into a
language which is either (i) their mother
tongue or language of habitual use, or (ii)
one in which they have satisfied the
Institute that they have equal competence.
They shall translate only from those
languages in which they can demonstrate
they have the requisite skills.
È anche questione di umiltà e di consapevolezza dei propri limiti. Se poi, come Angiolina, hai tanto lavoro e i tuoi clienti sono soddisfatti, sono contento per te. Purtroppo si tratta anche di proteggere l'immagine della nostra professione.
Buon lavoro,
Giovanni
[Edited at 2006-05-22 13:01] | | |
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Valentina_D Local time: 02:29 англійская → італьянская + ... pratica incoraggiata alle sslmit | May 22, 2006 |
Intervengo in punta di piedi in questo dibattito infuocato per esprimere solo un paio di considerazioni personali:
1. Come accennato in un precedente intervento da una collega che citava Margherita Ulrych (per altro insegnante alla sslmit dove mi sono laureata), ritengo che la pratica di tradurre verso una (generalmente la prima lingua straniera di competenza) lingua straniera, oltre che verso propria lingua madre, è generalmente, almeno nella mia esperienza, piuttosto incoraggiata... See more Intervengo in punta di piedi in questo dibattito infuocato per esprimere solo un paio di considerazioni personali:
1. Come accennato in un precedente intervento da una collega che citava Margherita Ulrych (per altro insegnante alla sslmit dove mi sono laureata), ritengo che la pratica di tradurre verso una (generalmente la prima lingua straniera di competenza) lingua straniera, oltre che verso propria lingua madre, è generalmente, almeno nella mia esperienza, piuttosto incoraggiata presso le Scuole Interpreti. Che la traduzione verso la lingua straniera sia un utile esercizio propedeutico e che favorisca l'elasticità mentale utile nel lavoro di traduttore, è fuori dubbio, ma a volte ho avuto l'impressione che si facesse passare il messaggio che 'per lavorare sul mercato bisogna saper tradurre anche verso la lingua straniera'. Quindi, il fatto che molti traduttori, terminati gli studi, poi accettino le proposte delle agenzie di tradurre regolarmente verso la lingua straniera, è in parte una conseguenza logica di questa impostazione didattica.
La cosa stupisce ancora di meno chi ha seguito l'indirizzo 'Interpretazione': la competenza attiva nella propria 'prima' lingua straniera è considerata assolutamente fondamentale! Quando ti inculcano l'idea che devi saper tradurre (..o meglio interpretare) di tutto di più in lingua straniera in simultanea o in consecutiva, è logico che lo studente si ritenga ancora più legittimato a farlo quando anziché dover interpretare i discorsi del Presidente della Repubblica in inglese (..un vero incubo, ve l'assicuro, per la complessità dei concetti espressi!) simultaneamente, sia contattato per tradurre un 'semplice' manuale tecnico con l'ausilio di dizionari e risorse varie, avendo a disposizione magari settimane di tempo!
2. A volte a spingere in questa direzione sono proprio le stesse agenzie italiane che preferiscono (mi è stato detto direttamente) far tradurre in inglese gli italiani e far revisionare dai madrelingua inglesi perché questi ultimi hanno lacune di comprensione. Questo discorso è, ovviamente opinabile (un cattivo traduttore lo è indipendentemente dalle lingue in cui o da cui traduce), però probabilmente qualche esperienza negativa in questo senso può influenzare la scelta.
Personalmente non traduco più in attiva da diverso tempo.
Non nascondo di averlo fatto, non spessissimo, all'inizio della carriera, solo per testi con strutture sintattiche semplicissime (tipo, come diceva qualcuno, soggetto-verbo-complemento oggetto) in cui contava molto di più la precisione terminologia rispetto allo stile; i risultati, stando alla correzione che mi veniva inviata regolarmente dal correttore madrelingua interno, erano più che buoni. Tuttavia, con l'esperienza, sono giunta alla conclusione che è auspicabile, ai fini del miglioramento costante della qualità del proprio lavoro, che ognuno traduca verso la propria lingua madre.
Non mi sento però di giudicare chi si comporta diversamente e credo che alla fine il giudizio vero lo diano i nostri clienti. Non mi sembra il caso, comunque, di esprimere qui in un forum critiche così personali alle capacità di questo o quel traduttore. Ognuno, credo, si può fare un'idea, certo parziale, di come possono lavorare gli altri colleghi, ma non mi sembra molto elegante né costruttivo per il dibattito degenerare in attacchi, né da una parte, né dall'altra, nei confronti degli altri. Molto meglio discutare delle idee, piuttosto che delle persone.
Valentina
(scusate il papiro...) ▲ Collapse | |
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due mentalità diverse nelle università | May 22, 2006 |
tiny wrote:
ritengo che la pratica di tradurre verso una (generalmente la prima lingua straniera di competenza) lingua straniera, oltre che verso propria lingua madre, è generalmente, almeno nella mia esperienza, piuttosto incoraggiata presso le Scuole Interpreti. Che la traduzione verso la lingua straniera sia un utile esercizio propedeutico e che favorisca l'elasticità mentale utile nel lavoro di traduttore, è fuori dubbio, ma a volte ho avuto l'impressione che si facesse passare il messaggio che 'per lavorare sul mercato bisogna saper tradurre anche verso la lingua straniera'. Quindi, il fatto che molti traduttori, terminati gli studi, poi accettino le proposte delle agenzie di tradurre regolarmente verso la lingua straniera, è in parte una conseguenza logica di questa impostazione didattica.
Probabilmente è vero. O meglio, da quanto mi ricordo della scuola di Milano, il messaggio di fondo era "non si traduce verso la lingua straniera", ma i corsi di traduzione verso la lingua straniera c'erano, ed erano obbligatori dal primo all'ultimo anno. Come dire: adesso che sapete come si fa, non fatelo! Ho l'impressione che in questo ci sia una sovrapposizione tra due approcci: uno "idealista", secondo cui non si deve MAI tradurre verso la lingua straniera, e un altro più "realista", secondo cui bisogna andare incontro a quello che chiederà il mercato (ovvio, senza esagerare), sapendo che non sempre si riesce a lavorare nelle condizioni ideali. Il risultato è che, almeno per me, la traduzione verso la lingua straniera è una rara eccezione. Non la offro nel mio profilo, nelle candidature ecc. ma non sempre dico di no se mi viene richiesta (da clienti che conosco già, in settori di cui ho una certa esperienza, per testi non molto complessi ecc.) Comunque ognuno fa le sue scelte e se ne assume la responsabilità. | | |
bergazy Харватыя Local time: 02:29 харвацкая → італьянская + ... Liberta' come principio | May 22, 2006 |
Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:
È anche questione di umiltà e di consapevolezza dei propri limiti. Se poi, come Angiolina, hai tanto lavoro e i tuoi clienti sono soddisfatti, sono contento per te. Purtroppo si tratta anche di proteggere l'immagine della nostra professione
Caro Giovanni
capisco cosa intendi. L'umilta' intesa come virtu' o come una parola tanto cara a Shakespeare non centra con l'esigenze crude degli affari internazionali ma con una domanda semplice: sai il numero esatto dei traduttori italiani madrelingui presenti su proz.com che traducono dal bulgaro verso l'italiano? Solo 4. Puoi essere umile quanto vuoi comunque certe volte queste poche persone pur essendo dei professionisti eccezionali fisicamente non possono tradurre tutto e per tutti.
Dal'altro lato, non me la prendo con te quando mi fai notare la mia durezza stilistica o grammaticale. Questo posso capire. Pero' mi sembra
ingiusto definire i miei limiti.O tuoi. Non penso che il nostro sviluppo sia terminato, non sento di trovarmi nello stadio ultimo della mia carriera, d'aver raggiunto l'apice.
Se e' cosi' ritengo di avere la liberta' di vivere e tradurre liberamente a volte guadagnando, a volte anche pagando il prezzo.
Cantando
I did it my way
Sinceri saluti
Bergazy | |
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gianfranco Бразілія Local time: 21:29 Член (ад 2001) англійская → італьянская + ... Niente polemiche personali (2) | May 22, 2006 |
Ho rimosso altri 5 interventi.
Spero che la discussione possa proseguire senza altri incidenti altrimenti sarò costretto, a malincuore, a chiuderla.
Grazie a tutti per la collaborazione
Gianfranco
[Edited at 2006-05-22 15:44] | | |
Prawi Аўстрыя Local time: 02:29 нямецкая → італьянская Dipende anche da "quali" sono le lingue in questione? | May 22, 2006 |
Premetto che io personalmente traduco soltanto verso l'italiano, eccetto nei casi in cui più che di una traduzione si tratta di dare un riassunto del contenuto, come p.es in caso di aiuto amichevole ( della serie "Per favore ho ricevuto questa lettera - questa E-mail - me la puoi tradurre?") Ma in questo caso non ho normalmente a che fare con un cliente o con un'agenzia, e se ci scappa un errore di grammatica non è un disastro. I motivi della mia scelta sono in gran parte quelli già esp... See more Premetto che io personalmente traduco soltanto verso l'italiano, eccetto nei casi in cui più che di una traduzione si tratta di dare un riassunto del contenuto, come p.es in caso di aiuto amichevole ( della serie "Per favore ho ricevuto questa lettera - questa E-mail - me la puoi tradurre?") Ma in questo caso non ho normalmente a che fare con un cliente o con un'agenzia, e se ci scappa un errore di grammatica non è un disastro. I motivi della mia scelta sono in gran parte quelli già espressi dai miei colleghi, e comunque non discuto la scelta di chi traduce anche verso un'altra lingua. La mia riflessione è un'altra. Se non sbaglio, la discussione nel forum verteva quasi esclusivamente sulle traduzioni IT- EN, che sia un caso o no, non lo so. Nel mio caso si tratta del tedesco, lingua totalmente diversa dall'italiano soprattutto per la struttura della frase, per non parlare della grammatica e del lessico, e che io personalmente amo moltissimo ma trovo molto più difficile del francese e dell'inglese (lingue che ho imparato e nel frattempo purtroppo in gran parte dimenticato). Con ciò non intendo affatto dire che l'inglese o il francese siano "facili", intendiamoci. Per curiosità sono andata a guardare nell'elenco dei traduttori qui in Proz: ci sono moltissimi colleghi che offrono IT - DE, ma la stragrande maggioranza è di madrelingua tedesca o bilingue. Solo un caso? Ora, io ho studiato il tedesco e abitando in Austria da vent'anni lo parlo dalla mattina alla sera, quasi tutta la mia corrispondenza avviene in tedesco, lo leggo senza problemi, e mi dicono che lo parlo bene . Nonostante questo, mi capita ancora di fare errori, vuoi per distrazione, vuoi per stanchezza, vuoi per ignoranza, e quindi mi rendo conto benissimo che una traduzione non raggiungerebbe mai il livello di "perfezione" che per me è essenziale nel lavoro. In breve: mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i miei colleghi che lavorano con il tedesco........ ciao a tutti, Paola ▲ Collapse | | |
Angela Arnone Local time: 02:29 Член (ад 2004) італьянская → англійская + ... Una sola domanda? | May 22, 2006 |
Ma Conrad et al erano traduttori?
Ho sempre pensato che fossero scrittori e scrivendo (non traducendo) in un'altra lingua, cmq, avevano a disposizione fior di revisori che aggiustavano le lacune prima di andare in stampa. Si fa per chi scrive nella proprio lingua madre, figuriamoci per gli "stranieri".
Anch'io, nel mio piccolo, scrivo per un giornale locale, in italiano, e mi sistemano gli errori prima di pubblicare. Ma non è mica come tradurre, correttamente e commercialmente, vers... See more Ma Conrad et al erano traduttori?
Ho sempre pensato che fossero scrittori e scrivendo (non traducendo) in un'altra lingua, cmq, avevano a disposizione fior di revisori che aggiustavano le lacune prima di andare in stampa. Si fa per chi scrive nella proprio lingua madre, figuriamoci per gli "stranieri".
Anch'io, nel mio piccolo, scrivo per un giornale locale, in italiano, e mi sistemano gli errori prima di pubblicare. Ma non è mica come tradurre, correttamente e commercialmente, verso un'altra lingua.
Non voglio polemizzare, ma manco dobbiamo mischiare le carte.
Inoltre trovo il commento "siamo costretti ad inquinare le acque limpide delle certe lingue supreme", come pure le osservazioni che lo precedono, assolutamente fuori luogo in un dibattito di questo tipo e in un sito di questo tipo.
Non so se Angioletta intendeva essere provocatoria, ma io avrei scommesso sul fatto che il forum andava a finire a "schifio", per citare il buon Montalbano, e avrei vinto.
Scusate la mia solita e non sempre gradita schiettezza.
Pace e gloria
Angela
Bergazy wrote:
Cara Catherine
hai pienamente diritto di fare e agire secondo il tuo credo personale.
Dal mio punto di vista ognuno puo tentare di prendere la sua fetta di mercato. Se uno produce solo le traduzioni da incestinare perde i clienti, uno dopo l'altro, e finalmente sparisce nel nulla, nel limbo dei traduttori-traditori; affonda come una nave piena di parole errate e prima o poi cambia il mestiere.
Tu hai la fortuna di provenire da un ambito culturale che da deceni giustamente o non, sta dominando la civilta' di mezzo mondo. Per sfortuna non vedi o non vuoi vedere la realta' che traduttori italiani madrelingui capaci di tradurre dal Cinese,Hindi,Bengali,Arabo,Farsi,Russo, Hindi+Urdu o Croato sono rarissimi. Percio, noi poveri "emarginati","extracomunitari" etc. siamo costretti ad inquinare le acque limpide delle certe lingue supreme, osare di penetrare nella zona vergine solo quando non esiste una via di mezzo.
Eppure esistono le prove che volendo,con un po di talento e volonta', possono manifestarsi dei miracoli:
World Literature Hall of Shame Apr 6, 2004
Josef Konrad - Non-native speaker of English
Emil Cioran - Non-native speaker of French
Samuel Becket - Non-native speaker of French
Cornelis Vreeswijk- Non-native speaker of Swedish,
Vladimir Nabokov-Non native speaker of English ...
They were superhumans or aliens or even magicians, don't you think?
... not to forget Milan Kundera, Joseph Brodsky, Edwidge Danticat, Stuart Merill, Eugene Ionesco, Ayn Rand, Arthur Koestler, Oscar Wilde, Anais Nin, Julien Green, Wole Soyinka ........
Shame on them!
http://www.proz.com/topic/20067?start=0&float=
Tanti saluti
Bergazy ▲ Collapse | |
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dropinka (X) Італія англійская → італьянская + ... è così diverso? | May 22, 2006 |
Angela Arnone wrote:
Ma Conrad et al erano traduttori?
Ho sempre pensato che fossero scrittori e scrivendo (non traducendo) in un'altra lingua, cmq, avevano a disposizione fior di revisori che aggiustavano le lacune prima di andare in stampa. Si fa per chi scrive nella proprio lingua madre, figuriamoci per gli "stranieri".
Se posso esprimere la mia opinione, non vedo grosse differenze tra uno scrittore che produce testi in una lingua straniera e li fa rivedere a un revisore, e un traduttore che traduce testi in una lingua straniera e li fa rivedere a un revisore.
Entrambi si esprimono in una lingua che non è la loro lingua madre, ed entrambi si avvalgono della revisione di un revisore madrelingua. Inoltre sia lo scrittore sia il traduttore guadagnano dei soldi per il rispettivo lavoro (e pure i revisori sono pagati per quello che fanno).
Qual è il problema? Volemose bbbene!!!!
Baci a tutt*,
Claudia | | |
Angela Arnone Local time: 02:29 Член (ад 2004) італьянская → англійская + ... Scusami, Claudia | May 22, 2006 |
Ma non sono affatto la stessa cosa.
Il traduttore fa un mestiere ben preciso.
Lo scrittore esprime i proprii pensieri in qualsiasi lingua che gli pare.
Il traduttore no - deve rendere i concetti di una altra persona correttamente.
Mi pare che vi sia una bella differenza.
Come dire che l'insegnante di lingue è uguale al traduttore oppure il traduttore è uguale all'interprete.
Ci sono delle differenze fondamentali.
Il romanziere scrive romanzi ma forse n... See more Ma non sono affatto la stessa cosa.
Il traduttore fa un mestiere ben preciso.
Lo scrittore esprime i proprii pensieri in qualsiasi lingua che gli pare.
Il traduttore no - deve rendere i concetti di una altra persona correttamente.
Mi pare che vi sia una bella differenza.
Come dire che l'insegnante di lingue è uguale al traduttore oppure il traduttore è uguale all'interprete.
Ci sono delle differenze fondamentali.
Il romanziere scrive romanzi ma forse non sa scrivere poesie.
Il cantante rock non è un cantante lirico.
Il ginecologo s'intende di medicina ma non opera l'appendice....
Devo andare avanti?
Mi meraviglio di doverlo esplicitare.
E si, vogliamoci bene - ma non facendoci mettere i piedi in testa. Amore = Rispetto.
Angela
Claudia Benetello wrote:
Se posso esprimere la mia opinione, non vedo grosse differenze tra uno scrittore che produce testi in una lingua straniera e li fa rivedere a un revisore, e un traduttore che traduce testi in una lingua straniera e li fa rivedere a un revisore.
Entrambi si esprimono in una lingua che non è la loro lingua madre, ed entrambi si avvalgono della revisione di un revisore madrelingua. Inoltre sia lo scrittore sia il traduttore guadagnano dei soldi per il rispettivo lavoro (e pure i revisori sono pagati per quello che fanno).
Qual è il problema? Volemose bbbene!!!!
Baci a tutt*,
Claudia ▲ Collapse | | |
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